martedì 21 novembre 2017

Patria di Fernando Aramburu

Guanda


Il romanzo fiume di Fernando Aramburu è una di quelle letture che non lasciano indifferenti. Nonostante l'autore non abbia deliberatamente voluto scrivere un testo "politico" , la storia delle due famiglie basche è così strettamente legata alla storia del movimento rivoluzionario indipendentista dell'ETA e del terrorismo da suscitare un acceso dibattito sulle motivazioni e sulle azioni dei gruppi di lotta armata. 
Il movimento dell'ETA ha avuto una diffusione capillare e una forza coesa perchè si è proposto alla nazione basca come movimento indipendentista etnico e di classe. Faceva infatti leva sullo spirito separatista, ostile al nazionalismo spagnolo e franchista, sull'ideologia marxista che animava gli strati popolari e sul senso di appartenenza alla tradizione basca. Molti giovani aderirono con entusiasmo alla lotta armata, soprattutto chi era privo di orizzonti, di aspettative, di un futuro.
Il romanzo si occupa della vita quotidiana e delle azioni dei songoli individui che appartengono a due famiglie di un paese del territorio basco: la famiglia di una vittima dell'ETA e quella che potremmo definire la famiglia del carnefice. Nel villaggio a pochi chilometri dalla capitale della provincia basca, diventato un caposaldo del movimento separtista, la vita è un incubo sia per coloro che subiscono i ricatti, le provocazioni, le rappresaglie della lotta armata che per gli stessi terroristi e per le loro famiglie, invischiati in una spirale di violenza dalla quale è impossibile uscire.
Protagonista è la famiglia di Bittori, rimasta vedova dell'amato "Txato", compagno di una vita, barbaramente ucciso per non aver accettato l'esoso ricatto dei terroristi. Antagonista la famiglia di Miren, madre "pasionaria" del giovane  Joxe Mari, che per amore del figliolo abbraccia appassionatamente la causa rivoluzionaria.
Delle due donne colpisce la semplicità: Bittori si reca quotidianaqmente, o quasi, sulla tomba del marito e gli parla come se fosse ancora vivo. Miren continua a dedicarsi alla cucina e ai suoi manicaretti a base di pesce anche quando il figlio finisce - giustamente - in galera. Entrambe sono il caposaldo attorno al quale ruota l'intera famiglia. Anche se i figli sono via di casa le rispettive madri restano il punto di riferimento con il quale le generazioni più giovani si relazionano.
Ad eccezione di Joxe Mari, terrorista per vocazione e per scelta, sicuramente anche per ignoranza, gli altri giovani, Arantxa e Gorka, figli di Miren e Nerea e Xabier, figli di Bittori, vivono storie differenti che li allontanano dalla realtà troppo angusta del paese .Per loro si aprono orizzonti più ampi, che li allontanano dalla lotta armata. Sono comunque tutti a favore della causa indipendentista, ma la vita in città, lo studio o la frequentazione di persone meno esaltate permettono loro di percorrere vie più moderate e di uscire dalla spirale della violenza.
Chi resta al paese dunque è condannato: la stessa Bittori dopo l'uccisone del marito èc ostretta a riparare in città perchè i compaesani le chiudono la porta in faccia, accusando tacitamente il povero marito defunto di essersi opposto alla causa.
Solo la sua tenacia le permetterà giorno dopo giorno, passo dopo passo, di ricostruire i rapporti, di riallacciare le relazioni e riprendere la vita nella sua casa del paese, cominciando da un vaso di fiori posato sul davanzale della finestra.
Mentre il movimento indipendentista, dopo anni di attentati, quasi un migliaio di morti e centinaia di atti terroristici, pone fine alla lortta armata, Bittori uscirà dalla sua  condizione di vittima e spezzerà il turbine di odio che la aveva soffocata per tutti quegli anni.

Il libro scelto per il prossimo gruppo di lettura è
La ferrovia sotterranea
di Colson Whitehead, edizioni SUR.
L'incontro è fissato per sabato 16 dicembre alle ore 14

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